Le banche sono davvero il male?

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  1. Davide Testa
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    Vi faccio una domanda: se voi acquistate un titolo di stato di una nazione, preferite che quella nazione faccia uso di una valuta nazionale o no?
    Se la nazione che vi è debitrice fa uso di una propria valuta è sicuro, al 100%, che possa SEMPRE ripagarvi con tutti gli interessi.
    Se la nazione fa uso di una valuta straniera è come se aveste fatto un prestito ad un privato, che domani potrebbe fallire mandando a puttane il vostro investimento.
    Dunque preferireste fare prestiti ad una nazione che può fallire o ad una che non può fallire?

    Ne consegue che le banche non ci guadagnano dall’imposizione di tassi di cambio fissi.


    Altra domanda: se voi fate un investimento rischioso, pur tuttavia chiedendo in cambio altissimi tassi di interesse (come risarcimento futuro per aver rischiato i propri soldi), e poi, come era plausibile che sarebbe accaduto, il soggetto da voi finanziato fallisce, pensate di averci guadagnato? Non direi proprio: non ci avete guadagnato ne voi ne i soggetti da voi finanziati.
    Ora la possibilità di fare molti investimenti rischiosi si verifica per due motivi: perché semplicemente l’economia sta andando a sfacelo e quindi quasi tutte le imprese (a partire dalle piccole/medie) sono sull’orlo del fallimento e perché lo stato ti permette di concedere prestiti ad altissimi tassi di interesse.

    Ne consegue che le banche complessivamente non ci guadagnano ne dalle politiche di austerità ne dalle deregolamentazioni dei mercati finanziari.


    Dimostrazione di quanto detto sopra: nell’europa dell’euro (dove c’è un'unica valuta [=tassi di cambio fissi], c’è crisi economica per le politiche di austerità e c’è deregolamentazione del mercato finanziario) gli istituti di credito sono giunti sull’orlo del fallimento uno dopo l’altro, tant’è che sono stati necessari salvataggi da parte dei singoli stati europei a loro spesa (ovvero a spesa dei contribuenti visto che le tasse sono in valuta straniera).
    Fallimenti bancari sono successi anche in america e in tutto il mondo dopo la crisi dei sub prime del 2007, causata da deregolamentazioni sul mercato finanziario (possibilità di fare investimenti rischiosi).

    Pensate che le banche ci abbiano guadagnato da questi salvataggi da parte degli stati? Cosa pensi che succederebbe a te persona qualunque con un mutuo sulla casa o sull’impresa se domani la tua banca fallisce? Che ti ritrovi sotto i ponti. Ecco perché il salvataggio delle banche è fondamentale. Certo ci sarebbero anche un sacco di altre cose fondamentali che invece sono state lasciate alla sorte, ma non è questo il punto.
    Le banche sono un servizio di pubblica utilità senza le quali l’economia non va avanti, così come una nazione di 65 milioni di abitanti non può andare avanti senza un governo, su questo non ci piove e quello che vediamo oggi in varie manifestazioni contro banchieri e parlamentari non è altro che l’ennesimo sfogo verso un capro espiatorio reso possibile dall’ignoranza (certo la conoscenza da se non basta, ma senza di quella non si va da nessuna parte).

    Per la cronaca qui in europa sia per la grecia che per cipro gli investitori privati di tali nazioni (banche comprese) hanno dovuto sborsare di tasca propria somme enormi per evitare i default dei suddetti stati. Poi sono stati posti sotto regolamentazione i fondi Nav, necessari per il reperimento di liquidi da parte delle banche. Infine, dulcis in fundo, la commisione europea ha recentemente stabilito l’obbligo per gli istituti di credito di rendere pubblici i propri registri segreti riguardati i clienti più facoltosi (compresi coloro che hanno speculato sulle disgrazie di intere nazioni), come a dire che chi ha da guadagnarci dalla crisi attuale non ha nessuna necessità di giocare sporco, e chi ha invece scheletri negli armadi non è altro che una reliquia del passato ormai priva di influenza e non necessaria.

    Ciò è d’altronde evidente anche solo logicamente, senza avere le riprove empiriche mostrate sopra.
    Chi pensate che ci guadagni realmente dal fallimento di nazioni, banche e imprese causato dalla crisi deflattiva dovuta all’imposizione di tassi di cambio fisso e di politiche di auterità? Quali interessi sono così grandi da rendere non solo verosimile ma addirittura possibile l'esistenza di economisti pro austerità (come dire un fisico nucleare amish)?

    Chi ci guadagna in termini economici e non solo meramente finanziari sono i monopolisti dei settori produttivi, ovvero molte delle multinazionali. E gli interessi sono evidenti dagli effetti principali delle politiche di austerità, fondamentalmente riassumibili in 3 punti:

    1) la crisi deflazionaria, compresa la carenza di liquidità del settore bancario, fa fallire le piccole medie imprese, mente le grandi, essendo le uniche a rimanere a galla possono facilmente rilevare le altre e monopolizzare il mercato.
    2) gli stipendi vengono deflazionati e la disoccupazione aumenta (abbassamento della protezione dei diritti dei lavoratori, aumentando il livello di competizione etc..) creando così masse di mano d’opera a basso prezzo utile alle multinazionali.
    3) gli stati vengono costretti a svendere ai privati beni e servizi di pubblica utilità, gli unici privati che possono permettersi di acquistarli sono i soliti monopolisti. Per fare un esempio l’attuale uomo più ricco del mondo, Carlos Slim Helù, è diventato tale possedendo il 70% delle azioni delle telecom del centro america, un servizio di cui tutti usufruiscono.


    E' quindi palesemente evidente che gli interessi economici che ruotano intorno al monopolio dei settori produttivi e dei servizi fanno al confronto sembrare i parlamentari e i manager delle banche dei barboni senza gambe.

    Edited by Davide Testa - 10/8/2013, 16:30
     
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